Nell’ odierno territorio comunale di Casalbordino, sparsi in varie località come S.Stefano-Santini, Morandici Iannace, e altri, sono avvenuti alcuni ritrovamenti che hanno attestato la presenza umana già dal 11 secolo a.C., periodo della colonizzazione dei Frentani. La fascia tra i fiumi Sangro e Sinello costituiva il cuore della Frentania, dove una serie di tratturi e tratturelli formarono il tessuto comunicativo dell’Abruzzo pre-romano e romano. Questa zona infatti era, per Roma, importante per il collegamento con la Apulia (Puglia) attraverso la via Valeria e il Tratturo Adriatico. L’area S. Stefano-Santini rivestì, già dal II sec. a.C. un’importanza vitale per l’economia della zona; attraversata dal tratturo e dalla via consolare romana, era un centro strategico economico e sacrale, al servizio dei pastori transumanti e dei numerosi villaggi nei dintorni.
L’attiva presenza dell’uomo in quest’area è stata riscontrata fino a V-VI secolo, come testimonia la pavimentazione della chiesa paleocristiana di S.Stefano protomartire, una delle prime testimonianze in Abruzzo. Prima con la guerra gotica soprattutto nel 538, con le truppe bizantine di Bellisario e poi con le successive incursioni dei saraceni e degli Ungari, quest’area si trasforma in rovine. Il risveglio culturale si ha nel VIII secolo, quando i Longobardi dopo aver ammirato la saggezza amministrativa del monachesimo benedettino gli affidarono la nuova missione civilizzatrice. Nel 971 il marchese Trasmondo costruisce un nuovo monastero e vi insediò solennemente l’Abate Giovanni investendolo d’alcuni beni tra cui il castello di San Salvatore poi detto “Casalbordino”.
Il cenobio influisce radicalmente sulle vicende storiche casalesi, fa sì che vengano bonificati i terreni, impiantati mulini e riorganizzato il territorio attraverso l’incastellamento dei nuclei abitati sparsi. Nel territorio, infatti, sorsero diversi insediamenti fortificati e castelli tra cui Iannace, Acquaviva, Rigo Armari e Casalbordino, quest’ultimo comandato da Roberto Bordinus. Con l’avvento degli Angioini (tardo duecento) l’originario castrum quadrangolare di Casalbordino venne ampliato con la costruzione di due nuove torri. Alcuni centri limitrofi per effetto delle ripetute ondate di peste, tra il 1300 1400, vennero abbandonati, ma non Casalbordino, che era protetto dalla sua posizione dominante e distante dal tratturo, veicolo di epidemie. Questo centro, anzi, vide sempre più accrescersi la sua popolazione e la corrispondente espansione territoriale. L’area ricca di terreni argillosi ha favorito la produzione e l’utilizzo della terracotta e del mattone, com’è attestato da ricche produzioni ceramiche e fittili (santo Stefano) e da numerose costruzioni nel centro storico di varie epoche.
La notevole presenza di acque scaturenti da sorgenti spontanee e la sua posizione dominante e ben collegata con i centri limitrofi, furono per Casalbordino motivi favorevoli per gli scambi culturali e commerciali e quindi anche per le Ferie, che nel passato erano davvero fiorenti. Nel quindicesimo secolo il feudo passo ai D’Avalos il cui tracollo economico alla fine del cinquecento, portò il paese a scivolare gradualmente verso la miseria e l’abbandono. Nel tardo Ottocento, vi fu una fase di dinamica espansione dell’antico insediamento medioevale. A quest’ antico centro vennero collegati i due sobborghi di Sant’Antonio Abate e di San Sebastiano.
Le favorevoli contingenze storiche e politiche della seconda metà dell’Ottocento, come la costruzione della linea ferroviaria Pescara-Foggia, fecero lievitare le risorse del territorio di Casalbordino, con positive ripercussioni in campo economico e demografico: le aree coltivate si espandevano sottraendo fertili terreni ai numerosi boschi e alle paludi; ad una produzione di sostentamento subentrava una produzione per il commercio, che si riversava in nuove Ferie e mercati in coincidenza con la maggiori feste religiose, della Madonna Dei Miracoli in Giugno, della Madonna degli Angeli ai primi di Maggio, di San Rocco ai primi di Settembre e di San Michele alla fine dello stesso mese.
Oggi nel centro storico e nelle sue immediate adiacenze troviamo un’architettura prevalentemente neoclassica con alcune pregevoli espressioni tardo-barocche. Oltre ai pregevoli monumenti la storia di questo paese ci ha lasciato anche alcuni segni culturali tangibili, come la musica di Padre Settimio Zimarino (1885-1950).
Illustre figlio di questa terra il padre francescano riversò nella musica tutta la sua passione creatrice. Fu autore di un’infinità di composizioni sacre, musica da camera e folk, in cui seppe armonizzare insieme molto bene il campo sacro e quello popolare. Da alcuni la sua musica viene definita il canto dell’umiltà e della gentilezza francescana.